THE PLACE
Una storia romana
Roma come luogo ideale o soltanto come colori, come una rete di relazioni o un’atmosfera. Ci si interroga spesso sulla possibilità di un luogo di influenzare l’arte prodotta durante un breve soggiorno o il tempo di una vita.
In questa mostra intitolata, non a caso, The Place, artisti differenti per intenzioni e generazione, sono riuniti per suggerire più risposte.
Al cuore dell’esposizione le opere di un gruppo di artisti che ha segnato in maniera indelebile la storia artistica del Novecento italiano. Tano Festa innanzitutto, presente con più opere ispirate dalla città e dalla sua architettura. The Place (of Spanish) of course, che dà il titolo all’intera rassegna, ci restituisce un’immagine onirica e struggente di una delle piazze più celebrate di Roma. Come Ferruccio De Filippi, che su uno sfondo sempre blu cobalto declina, in una serie di piccole tele, le tracce lasciate dalle presenze architettoniche e spirituali ddella città. Presenze altrettanto forti nell’opera di Franco Angeli, tra i più importanti rappresentanti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, che proprio attorno ad una grammatica pittorica fatti di simboli precisi ha costruito il proprio potente linguaggio. Lupe, aquile, stelle segnano anche le opere in mostra (La lupa, Souvenir), in una vera e propria indagine visiva sul potere. Non poteva mancare Mario Schifano compagno di molte avventure, pittore tra i più prolifici e geniali dello scorso secolo, in mostra con tre opere a rappresentare altrettante maniere, personalissime, di dipingere. Quindi le ultime generazioni con Julie Polidoro innanzitutto, che presenta grandi opere su tela le quali, lasciando intravedere la trama del tessuto sottostante, suggeriscono due possibilità opposte di guardare ad una città. Da una parte verso il cielo, con il passaggio di nuvole dense su un blu intenso che sembrano suggerire l’eternità degli elementi rispetto all’affaccendarsi quotidiano sottostante. Dall’altra un paesaggio suggerito da Google Maps che sembra influenzare il nostro modo di percepire qualsiasi luogo, quelli conosciuti e quelli che, invece, si guardano per la prima volta. Infine Jane Mulfiger, artista californiana, che dall’osservatorio privilegiato dell’American Academy of Rome, ha inciso su lastre di vetro la mutazione continua delle nuvole, la loro forma, la loro impermanenza. Non soltanto incisioni, ma piuttosto “sculture effimere”, bisogna osservarle attentamente, per poterne cogliere continuamente i cambiamenti dettati dalla luce e dall’ombra.